Giardini della Rotonda, Piazza Mazzini, Padova 13 ASSASSINI
di Takashi Miike con Kôji Yakusho e Yusuke Iseya
"Estremamente Orientale" presenta il capolavoro del regista giapponese Takashi Miike. Il Giappone feudale dei samurai (eroi senza macchia e senza paura devoti alla causa fino al supremo sacrificio) rivive in questo premiatissimo film destinato a diventare un cult-movie.
Erano anni che Takashi Miike lavorava al suo jidai geki – equivalente nipponico del genere "cappa e spada", sovente ambientato nel periodo Tokugawa - con una cura maniacale per il dettaglio che ben conosce chi ama l'autore di Gozu. Quando Miike decide di indossare i panni "seri" (evento che capita assai di rado, visto che ogni anno gira un paio di eccessi camp, horror oppure trasposizioni di manga), per di più cimentandosi con il remake di un maestro – ieri Graveyard of Honor di Fukasaku Kinji, oggi Thirteen Assassins di Eiichi Kudo (1963) – l'iconoclasta della macchina da presa diviene modernizzatore, con immenso rispetto, della tradizione; e il capolavoro è nell'aria. Ogni inquadratura di 13 Assassins sembra il frutto di un lungo e meticoloso lavoro di ricerca del frame perfetto: dolly quando è il caso di utilizzarli, primi piani e controcampi fluidi e mai gratuiti, scene corali coreografate all'esatto punto di incontro tra la tradizione jidai geki e il western di Peckinpah. Con aggiunta di un dinamismo tutto contemporaneo, che emerge prepotentemente nelle gesta dell'assassino "scemo" o nella sequenza in cui il virtuoso dei ronin utilizza una dozzina di katana per sconfiggere gli uomini dell'empio Naritsugu; proprio il villain incarna la summa del Male secondo il Takashi Miike-pensiero, perversa macchina sadomasochista di distruzione (come in una riedizione del Kakihara di Ichi the Killer) che in fondo anela ad affrontare e poi abbracciare l'estremo dolore della morte. L'assurda carneficina di innocenti causata dalle manie di Naritsugu non può che preludere al tramonto di una società basata sul rispetto cieco delle gerarchie e del diritto di nascita, introducendo il Giappone all'età moderna. Nella parte dello ieratico leader degli assassini, invece, un Koji Yakusho per cui gli aggettivi da sprecare sono esauriti. In totale, un Miike come non se ne vedevano da tempo e forse come non si sperava di vederne più. (scheda da MyMovies)