di Pedro Almodovar con Antonio Banderas e Elena Anaya (E, 2011 - 120')
Vincitore di 4 premi Goya. Liberamente ispirato al romanzo “Tarantola” di Thierry Jonquet, un melodramma hitchcockiano diretgto con la consueta maestria dal regista spagnolo.
Vincitore di 4 premi Goya. Liberamente ispirato al romanzo “Tarantola” di Thierry Jonquet (edito in Italia da Einaudi) “La pelle che abito” racconta la storia di Robert Ledgard, un chirurgo plastico che ha perso la moglie nell'incendio causato da un incidente stradale. L'uomo dedica anni e anni della sua vita a sperimentare una pelle sintetica che avrebbe potuto salvarla e per raggiungere il suo scopo non esita a superare il limite etico della sua professione... Almodòvar confeziona un melodramma “hitchcockiano” in cui tutto appare perfetto: la regia, il montaggio, la recitazione, le musiche, la fotografia sono di altissimo livello, come sempre nei suoi film. “La pelle che abito” è un raffinato esercizio di stile, kitsch e affascinante, che si rifà al mito gotico per eccellenza (Frankenstein) giocando con i generi e con le proprie ossessioni: il noir, il melò, l'horror, il corpo, il cinema. Ma pur denso di rimandi cinematografici che vanno da Hitchcock a Buñuel, da Fritz Lang a Georges Franju, “La pelle che abito” è un ibrido che non appartiene a nessun genere preciso, ma determinato come il demone di cronenberghiana memoria a entrare sotto la pelle.