Un appuntamento eccezionale delle Giornate di Cinema e Cultura Omosessuale in collaborazione con il CSC di S. Vito di Leguzzano: Baby Dee, cantante e polistrumentista transgender di Cleveland portato al successo da Antony & the Johnsons e David Tibet, presenta il suo nuovo cd in uscita il 4 novembre. Da non perdere!
Baby Dee, performer, musicista transgender di Cleveland, ma anche multistrumentista, artista di strada, ex organista per una chiesa cattolica, ex “orso arpista” e “gatta fisarmonicista”, cantante dalle indubbie doti vocali e chi più ne ha più ne metta. Già con Antony & the Johnsons ai tempi del primo album, Baby Dee è un autentico talento multiforme (Ondarock)
Collaborazioni con gente del calibro dei Current 93, Sex Pistols e Antony & The Johnsons fanno curriculum. Ma nulla sarebbe stato senza il talento. (Indie for Bunnies)
Un artista che si sta imponendo come un nome importante nel mondo musicale odierno, al di là dei facili paragoni con il suo amico Antony. (Ondarock)
Una squisita miscela di Tom Waits e Judy Garland. (The Daily Telegraph)
Ti chiede di entrare nel suo boudoir di sogni appassiti. Una stanza di bambola dove si agitano fantasmi romantici e derelitti. Bohemienne fuori tempo massimo, cocciuto nostalgico di cabaret andati, regina delle illusioni desuete che puoi indossare e togliere dal corpo ma non dall'anima... (SentireAscoltare)
Straordinaria maestra dell’incursione emozionale e di un songwriting profondo e viscerale. Ascoltare un suo disco è come trovare un vecchio diario ingiallito e perdersi tra le sue pagine. È facile uscirne cambiati, anche solo un poco. (Indie Eye)
Abbiamo per le mani un clandestino d.o.c., nato a Cleveland, dove ha trascorso un’infanzia hippie, poi pittore ritrattista a New York, musicista autodidatta, multistrumentista, organista per una delle più importanti chiese cattoliche di New York, a cui segue la decisione di cambiare sesso, lanciarsi in una carriera di artista di strada, andare in scena come falso ermafrodita in uno freakshow di Coney Island e più tardi diventare intrattenitore di club notturno ed esibirsi nei locali gay di New York dove conosce Antony Hegarty e finisce con l’arrangiare gli archi e suonare l’arpa sul primo disco del gruppo Antony & the Johnsons. Niente male, vero? Oggi, dopo questo po’ po’ di esperienze (ho mancato di dire che, en cours de route, è stata anche potatrice d’alberi), Baby Dee è tornata a vivere a Cleveland, nella vecchia casa dei genitori, circondata dai gatti e dai suoi strumenti, l’arpa in particolare, e un pianoforte appartenuto a Andrew W.K. (Andrew Fetterly Wilkes-Krier). Un talento multiforme e una personalità decisamente fuori dal comune. Scoperta, si fa per dire, da Will Oldham (in arte Bonnie “Prince” Billy), Baby Dee ha poi trovato un convinto sostenitore nella persona di David Tibet, del gruppo Current 93, il quale ha realizzato il debutto discografico della nostra - "Little Wind" - per la sua etichetta, la Durtro, nell’anno 2000. Nel 2008 il passaggio all’etichetta Drag City e la pubblicazione del disco "Safe inside the day", al quale, nei primi mesi del 2010 ha fatto seguito lo splendido, ispiratissimo "A book of songs for Anne Marie". Non è facile non dico mettersi nei panni di un personaggio simile, ma anche soltanto provare ad immaginare da quale prospettiva abbia guardato il mondo. Quel che è certo è che nella sua voce – incolta e tecnicamente imperfetta, ma impostata “classicamente”, per così dire - Baby Dee fa affiorare delle impressioni che ci fanno attraversare uno spettro emotivo molto ampio, dal cupo dolore all’estasi dionisiaca, dal contegno grave, quasi solenne con cui enuncia viltà e abbandoni, all’ebbrezza con cui invece esalta la risolvibilità d’ogni groviglio grazie al potere decongestionante e trascendente dell’amore. Che dire? Siamo ai margini del “mondo musica”, sicuramente alla periferia delle logiche che determinano il mercato discografico, ma a suo modo siamo anche al centro, nel nucleo stesso, di un sentire puro e profondamente umano che attraverso la musica riesce a trasmettere all’ascoltatore un’emozione profonda, e questo già basta, a nostro avviso, a fare di Baby Dee un’artista vera, autentica, oltre che, ma questo si sarà capito, dannatamente originale. (RSI ReteDue)